preda viva e preda morta
Preda viva e preda morta
Nel corso della mia formazione in ambito cinofilo, sotto la guida dei miei maestri, ho imparato ad apprezzare ed utilizzare, quale metodo di lavoro, quello del rinforzo positivo mediante il cibo (in prevalenza) ed il gioco (pallina, manicotto, treccia morbida).
Negli anni tuttavia, sulla base delle esperienze via via acquisite, ho elaborato un mio metodo che oggi utilizzo con ottimi risultati nella formazione dei cani da soccorso e per l’obbedienza di base.
Il video che ho realizzato insieme al mio cane Artù, illustra buona parte di questo metodo.
L’esercizio rappresentato è quello cosiddetto della “Preda viva” che sfrutta, rafforzandole, alcune doti innate nel cane (predatorietà) canalizzandole poi al lavoro della ricerca dispersi.
Nel video viene illustrato il modo corretto di proporre e condurre il gioco (posture e comunicazione paraverbale in genere) evitando che questo possa sfociare in atteggiamenti di possessività o, peggio, aggressività, con lo scopo, tra gli altri, di insegnare al cane come rapportarsi al gioco predatorio nel rispetto degli spazi uomo-cane e degli oggetti.
Il gioco col manicotto più di ogni altro è infatti in grado di accendere la predatorietà del cane che deve tuttavia limitarsi al solo oggetto, senza cioè coinvolgere l’uomo per il quale il cane deve imparare ad avere rispetto.
Molti cani da soccorso vengono addestrati con l’uso del manicotto; nel farlo tuttavia spesso non si tiene conto della circostanza che quando il cane trova il disperso entra in una vera e propria fase di stress (da ritrovamento); in quel momento lui “pretende” il suo premio (il manicotto) e se, come è normale nelle ricerche non simulate, non lo ottiene subito a seconda del grado di frustrazione accumulata può arrivare a pinzare o peggio a mordere il disperso. Non solo, al terremoto dell’Aquila ho visto cani che durante la ricerca sono arrivati ad un tale livello di frustrazione da arrivare ad autogratificarsi con le prime palline o stracci trovati tra le macerie.
L’errore più comune nella fase della formazione è dunque, a mio parere, quello di focalizzare il cane al manicotto in generale.
Ho così pensato di canalizzare il cane al solo manicotto “attivo” (in mano cioè al proprietario o al figurante), l’unico che dovrà mordere e dal quale si sentirà gratificato. In questo modo tutti gli altri possibili manicotti (morti) a terra verranno ignorati dal cane in quanto privi di gratificazione attiva.
Il cane focalizzando l’immagine dell’uomo con il manicotto si attiverà direttamente al gioco senza avere nessun tipo di stimolo.
In questo modo si ottiene il duplice risultato di:
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durante il periodo di formazione, insegnare al cane a controllare la sua possessività (o aggressività), ed a sviluppare un’attenzione totale verso l’uomo ed il gioco; e
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durante la fase di lavoro (ricerca disperso), canalizzare il cane alla ricerca non del manicotto ma dell’uomo (per avere la gratificazione del gioco).
E così il gioco diventerà un aspettativa del cane per relazionarsi con il proprietario, migliorandone relazione e rapporto.
Gavino Fiori